2022 Eventi

Ottavo incontro – Lunedì 16 maggio – Società benefit: beneficio comune

Società benefit. Ci ha introdotto bene al nuovo tema della nostra rubrica Ci Si Vede in Rete Stefano Zamagni, Economista e accademico italiano, che lunedì 2 maggio ha dialogato con Alessandro Lombardi, Direttore generale del Terzo settore e della Responsabilità sociale delle imprese Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sul complesso ma affascinante mondo del Terzo settore.
Ripercorrendo le sue parole, evidenziamo un passaggio che ci aiuta ad affrontare nuovi stimoli e argomentazioni:

“Oggi parlare di distinzione tra non profit e profit in Italia non è corretto. Dobbiamo parlare di biodiversità: esistono diverse creazioni di valore, tutte ugualmente importanti. L’ibridazione c’è già dal 2015, quando l’Italia ha introdotto la figura della Società benefit (ne esistono 1900, in Italia, ad oggi).
Abbiamo, così, imprese tradizionali di tipo capitalistico, cooperative sociali, Società benefit. Queste ultime, in particolare, sono imprese che perseguono un duplice obiettivo: quello di profitto e quello di natura sociale. Che senso sta dietro a questo doppio fine? Alla presa di consapevolezza – da parte di molte imprese di tipo capitalistico – che, per ragioni etiche o culturali o anche economiche, quella forma originaria oggi non è più funzionale. Si rendono conto che non possono andare avanti con un modello di sviluppo che distrugge l’ambiente, aumenta le disuguaglianze sociali o il livello di infelicità. E così agiscono secondo una nuova ecologia sociale ed economica”.

Ed è con queste parole che presentiamo gli ospiti dell’incontro di lunedì 16 maggio, On. Mauro Del Barba, Commissione Bilancio, Camera dei Deputati e Presidente di Assobenefit, e Federico Zonta, Amministratore delegato D’orica S.r.l. Società Benefit, con noi per parlare di Società benefit: beneficio comune.


MAURO DEL BARBA

A partire dall’esperienza di Assoebenefit, quando una impresa comprende che la forma originaria di realtà capitalistica non è più funzionale, e desidera affiancare – all’obiettivo di profitto – anche un obiettivo sociale?

La società benefit non nasce né può essere intesa come una correzione dell’aspetto del capitalismo; si tratta piuttosto di una proposta per il mercato che va a superare l’unicità del profitto nell’esercizio dell’impresa. In questo senso, la nostra esperienza ci mostra una realtà variegata: con la promulgazione della legge 208/2015 abbiamo visto trasformarsi in società benefit quelle imprese che nei fatti lo erano sempre state inconsapevolmente, attraverso buone e consolidate prassi di rispetto ambientale, di valorizzazione della filiera, di salvaguardia del territorio e di creazione di valore sociale. 

C’è poi l’impulso del mercato: investitori e istituti di credito oggi valutano un’azienda prestando grandissima attenzione anche a quegli indicatori che dimostrino l’impegno dell’azienda verso gli aspetti sociali e ambientali. Infine, c’è una terza spinta a divenire società benefit che parte da un crescente disagio verso un modo di fare business, soprattutto per l’imprenditore, ma che nel momento in cui si affaccia la proposta di trasformazione in società benefit trova forte consenso già all’interno dell’impresa, da parte dei dipendenti, dei fornitori fino ai clienti. In questa categoria, la società benefit rappresenta il “sogno” di un imprenditore: realizzare un’attività di successo che costituisca un valore comune per sé e per gli altri, dove l’aumento dei profitti diviene una naturale conseguenza.  

Allora perché vale la pena diventare una Società Benefit oggi?

La società benefit costituisce in sé un elemento di completamento dell’attività imprenditoriale che mette al riparo da nuovi rischi di mercato, sempre più importanti. 

Il continuo riferimento di BlackRock al “purpose of corporate”, attraverso le lettere di fine anno di Larry Fink che ammoniscono gli amministratori delle società dal fare utili in via esclusiva, costituisce un esempio tangibile di come la finanza abbia riconsiderato in modo permanente i propri investimenti, valutando aspetti costitutivi delle società benefit come imprescindibili per la redditività di lungo periodo. 

Diventare società benefit, quindi, offre l’opportunità di anticipare gli andamenti del mercato e di attuare dei cambiamenti “da leader e non da follower”, tenuto conto che, quando si tratta di sostenibilità e di gestione di tematiche sociali e ambientali da mettere in atto, soprattutto all’interno di un’azienda, ogni ritardo potrebbe divenire fatale per la sopravvivenza stessa dell’impresa. Direi quindi che anche le ragioni di mercato, se non prima di tutto quelle etiche, sono considerazioni per cui oggi una quantità crescente di imprenditori pensa di diventare società benefit. Noi di Assobenefit possiamo dire con certezza che ne vale la pena. 

 


FEDERICO ZONTA

FEDERICO ZONTA

Qual è l’iter che avete affrontato per diventare Società benefit certificata B-Corp?

Nel 2017 D’orica inizia un percorso di verifica interna allo scopo di raggiungere la certificazione B Corp. Il primo ottobre 2018 D’orica assume la nuova forma giuridica “D’orica S.r.l. Società Benefit” e modifica il proprio Statuto societario inserendo in modo esplicito che l’attività dell’impresa avverrà:

“Operando in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse (tali intendendosi il soggetto o i gruppi di soggetti coinvolti direttamente o indirettamente, dall’attività della società, quali lavoratori, clienti, fornitori, finanziatori, creditori, pubblica amministrazione e società civile), il perseguimento, nell’esercizio dell’attività economica, di uno o più
effetti positivi, o la riduzione degli effetti negativi, consistenti:

  • nella creazione di un posto di lavoro confortevole e rispettoso dell’ambiente;
  • nell’innovazione e nel miglioramento continui nella qualità dei manufatti e nei servizi;
  • nello sviluppo di prodotti, processi e marchi (Treesure, Filosofare) che, superando i soli contenuti economici del prodotto, consentono al manufatto culturale di valorizzare gli aspetti creativi, storici e/o scientifici del territorio ai quali sono connessi;
  • nell’ottimizzazione dei processi produttivi e il mantenimento del legame con il territorio (100% Made in Italy e Km zero);
  • nella responsabilizzazione e la motivazione del personale attraverso il riconoscimento di premi e la formazione in sostenibilità;
  • nell’approvvigionamento da fornitori locali (Km zero) che a loro volta esercitano la propria attività nel rispetto dei principi di sostenibilità;
  • nelle collaborazioni con enti del territorio (scuole, associazioni, centri di ricerca e altro);
  • nella massimizzazione dell’impiego di materie prime riciclate e l’utilizzo di prodotti biodegradabili;
  • nell’uso di energie rinnovabili”.

Con la Legge di stabilità 2016 (commi 376-384) sono state istituite in Italia le Società Benefit; le aziende che vogliono assumere questo status assumono un impegno formale, a livello statutario, dichiarando che, oltre a perseguire il profitto, perseguiranno finalità sociali adottando una gestione responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territorio e ambiente.
Il processo intrapreso per raggiungere la certificazione B Corp avviene in collaborazione con Nativa, la prima B Corp italiana.
D’orica si misura con lo strumento del B Impact Assessment, il questionario di valutazione che analizza le performance dell’azienda sulle aree di interesse (Governance, lavoratori, Comunità, Ambiente).
Oltre a superare il punteggio minimo richiesto (80 Punti) D’orica, che opera in un settore che implica delle criticità particolari in merito alla reperibilità delle materie prime, deve anche dimostrare all’ente certificatore il proprio impegno per un approvvigionamento etico e responsabile. In questa analisi dell’impatto l’azienda coinvolge i fornitori critici dando evidenza della reale tracciabilità e degli impatti legati all’approvvigionamento di metallo prezioso nella propria catena di fornitura.
Il 14 febbraio 2019 D’orica raggiunge la certificazione con il punteggio di 88.1.

I punteggi raggiunti nelle varie aree sono:
Governance 15.76
Lavoratori 24.34
Community 17.19
Environment 30.81

Ad oggi, maggio 2022, D’orica è in fase di ricertificazione.

Come manteniamo il ruolo oggi?
Alcuni esempi di azioni di miglioramento che sono state effettuate:

  • Impianto per il ricircolo dell’acqua utilizzata in produzione per diminuirne il consumo;
  • Rilievi in azienda per misurare il livello del rumore, degli aerodispersi, dell’inquinamento elettromagnetico;
  • Miglioramento dell’impianto di aspirazione nelle aree critiche della produzione;
  • Adozione di una politica degli approvvigionamenti che tiene conto di una serie di criteri di sostenibilità sociale e ambientale;
  • Miglioramento del sistema di gestione per la sicurezza e la formazione (ATOM);
  • Sostituzione dei detergenti utilizzati con prodotti con minore impatto ambientale;
  • Ottimizzazione automatica dei dosaggi di detergenti utilizzati.

Si legge nel vostro sito che avete intrapreso un viaggio “eretico”. In che senso?

Essere eretici per noi significa semplicemente rispondere a ciò che siamo per natura, come famiglia. Eresia in greco significa scelta. Nella vita professionale , come nella vita privata, abbiamo sempre creduto che portare avanti quello che per noi è “giusto”, piuttosto di quello che ci conviene, sia ciò che risponde maggiormente alla nostra vera essenza. Agire in questo modo va chiaramente contro le “logiche di mercato”, ma non contro le “logiche umane”. Fare impresa in questo modo è molto più complesso in un mondo che va al contrario.

 

 

Potrebbe piacerti...