Benvenuti nella nostra Rubirca “Ci Si Vede in Rete”
Un bel gioco di parole, nato da un confronto costruttivo, per trovare il nome da assegnare a questo nuovo servizio: la rubrica on line del CSV di Vicenza “Ci Si Vede in Rete“.
Nei momenti di difficoltà, lo abbiamo detto e scritto molte volte, ciascuno esprime la propria fatica, si evidenziano gli ostacoli personali e di gruppo, emergono le ferite, le cose non risolte, il carattere che ci contraddistingue, l’operatività e i problemi, però la spinta che si genera può essere positiva, di sfida, di creatività. Anche noi, facendo tesoro dell’esperienza, dei percorsi obbligati, di quelli voluti e cercati, abbiamo messo in campo passione, amore, dedizione e speranza. Così abbiamo trovato nuove modalità per ri-allacciare i legami, per favorire il re-innesco dei circoli virtuosi disattivati, per un legame di cura. Già! Tutto passa per la cura, non soltanto sanitaria, ma anche sociale.
Ecco allora nascere l’esigenza di una nuova immagine, per gli incontri e i racconti on line, dove coinvolgere alcuni di voi insieme a tanti ospiti.
Ci siamo quindi, è nata la rubrica “Ci Si Vede in Rete” e presto riceverete tanti aggiornamenti, perchè a partire da febbraio avvieremo gli incontri e apriremo un blog dedicato, collegato al sito del CSV, e una sezione nella nostra newsletter.
Restate connessi!
Mario Palano, presidente
Maria Rita Dal Molin, direttore
EMMA TOGNI
La prima ospite del penultimo incontro di CSV – Ci Si Vede in Rete, edizione 2021, è Emma Togni, marketing manager TechSoup, la prima iniziativa Non Profit – fondata nell’87 a San Francisco – che consente la trasformazione digitale della società civile attraverso una rete globale di 56 partner Non Profit che aiutano oltre 1,2 milioni di organizzazioni in 236 paese nel mondo. In Italia, TechSoup è gestita da SocialTechno Impresa Sociale Srl, fondata nel 2014 con la missione di accompagnare le organizzazioni Non profit italiane in un percorso consapevole di trasformazione digitale. Ad oggi sono oltre 18.000 gli enti di Terzo Settore registrati gratuitamente a techsoup.it e che beneficiano di tutte le opportunità dell’iniziativa: prodotti software ed hardware scontati o in totale donazione, formazione e servizi IT su misura.
All’interno del team di TechSoup dal 2016, Emma si occupa dello sviluppo del brand e di far conoscere sempre di più le opportunità del programma, e a coinvolgere stakeholders interessati a far parte di progetti virtuosi a supporto del Terzo Settore.
Emma, in “CSV – Ci Si Vede in rete” parleremo di “digitalizzazione delle associazioni”. Come si è evoluto il digitale per il (e nel) terzo settore nell’ultimo anno (ovvero nell’anno della pandemia)?
Il Terzo Settore, con la crisi pandemica, ha dovuto affrontare il tema della trasformazione digitale che, anche prima del Covid, era da ritenersi fondamentale per affrontare nuove sfide e opportunità. È stato una sorta di cambiamento coercitivo, che ha costretto le organizzazioni ad affrontarlo cercando di risolvere velocemente alcuni problemi concreti che di giorno in giorno si manifestavano: dal remote working alla collaborazione a distanza, dalla documentazione in cloud fino alla firma elettronica. A prescindere dal settore, dalle dimensioni e dall’attività svolta, oggi c’è certamente una maggiore consapevolezza sull’importanza di dotarsi di alcuni strumenti digitali. Il passo successivo e ben più importante (e che sta avvenendo ora) è decidere di investire tempo ed energie per abbracciare realmente l’innovazione, consapevoli che si tratta di mettere capo a una strategia che inizi un percorso di lungo periodo, che non può avvenire dall’oggi al domani.
Quali gli elementi di ritrosia che avete notato in questo “salto” nel digitale e quali, invece, le aperture da parte delle associazioni?
Il Terzo settore, con riguardo ai temi dell’innovazione – come emerge sempre da una recente ricerca che abbiamo avviato con Deloitte – sta vivendo una fase di transizione: il distacco dai modelli del passato è già avvenuto ma il raggiungimento di nuovi modelli operativi è ancora tutto da giocare.
“La sfida è quella di favorire l’adozione di un approccio strategico all’innovazione cercando di migliorare i processi organizzativi e produttivi al fine di renderli più sostenibili tanto per le organizzazioni tanto per i beneficiari”.
Dal punto di vista economico non ci sono scuse. Tanti importanti player tecnologici donano hardware e software oppure praticano forti sconti esclusivamente per le organizzazioni di Terzo Settore, come avviene con il nostro programma TechSoup. Le resistenze sono molteplici, a partire da un limite nelle governance e negli organi direttivi: solo il 21% ha definito una strategia di medio-lungo termine con obiettivi dichiarati e misurabili.
Le aree su cui intervenire sono molte:
- aumentare le competenze e la professionalità delle risorse umane,
- rafforzare meccanismi di gestione economica finanziaria,
- migliorare le capacità strategiche e i processi decisionali all’interno dell’organizzazione,
- misurare gli impatti generati,
- valutare gli investimenti materiali e immateriali.
Insomma, come peraltro avviene anche per gli altri settori produttivi, si tratta di decidere di voler cambiare. Si tratta di una conversione nel senso etimologico del termine, di un cambio di mentalità, di visione, di orizzonte. Molte organizzazioni hanno iniziato questa avventura e stanno generando cambiamenti virtuosi nel loro contesto. Speriamo, questo, sia un contagio positivo.
STEFANO TABÒ
A dialogare con Emma Togni, il direttore del CSV di Vicenza, Maria Rita Dal Molin, e la giornalista Margherita Grotto, ci sarà Stefano Tabò, Presidente dal 2011 di CSVnet, Associazione Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato. CSVnet associa i Csv accreditati e li rappresenta a livello nazionale ed europeo. Nato nel 1961 a Genova, dove tuttora risiede, Stefano è impegnato nel volontariato dagli anni ‘70: numerose, infatti, le sue esperienze e responsabilità nei settori educativo, sociale, emergenze. Figura tra i fondatori del CSV di Genova, che ha presieduto dal 2004 al 2011.
Stefano, martedì 1 giugno affronteremo il binomio “associazioni e digitale”. Lei è presidente di CSVnet dal 2011. In questi 10 anni ha notato un’evoluzione del digitale nel Terzo Settore?
In questo decennio abbiamo assistito a un’evoluzione del digitale in sé, dell’utilizzo del digitale nel contesto sociale dove il Terzo Settore vive e opera, dell’adozione del digitale quale strumento della Pubblica Amministrazione.
Non si tratta solo di osservare una diffusione dell’uso, ma anche di cogliere il progressivo incremento dell’applicabilità (e dell’applicazione) del digitale e dei dispositivi che lo supportano nelle azioni quotidiane.
L’impatto della trasformazione digitale sulla nostra società e, in particolare, sul mondo del volontariato è in continuo aumento. Si inizia immaginando di acquisire tecnologie e abilità tecniche. Si arriva poi a comprendere che si è chiamati a intervenire sul metodo con cui si opera e, prima ancora, sulla propria cultura organizzativa.
Nel futuro imminente cosa vede? Nuove opportunità dal fronte digitale o rischi?
Se penso agli Enti del Terzo Settore, la prima cosa che annoto è la messa in campo del RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore). Previsto dal Codice del Terzo Settore, il RUNTS sta per essere popolato con gli enti già iscritti ai registri pre-vigenti al codice.
È uno strumento senza precedenti: un registro unico dove trovare tutti gli ETS indipendentemente dai settori operativi, dalla natura giuridica, dal territorio dove operano.
Il CTS (Codice del Terzo Settore) dà un’indicazione imprescindibile: il RUNTS “avrà modalità informatiche”. Questo lo renderà accessibile a tutti gli interessati.
Per molti ETS questo nuovo scenario rappresenta una sfida che impone di adottare nuove tecnologie e nuove procedure.
Il rischio è che qualcuno rinunci: occorrono supporti e sostegni.
L’opportunità però è grande ed ha fatto bene il legislatore a fissare questo traguardo che costituisce una svolta epocale.
Nel complesso, la digitalizzazione deve essere vista dunque soprattutto come un’opportunità: lo abbiamo potuto constatare nel tempo della pandemia.
Si tratta, al solito, di continuare a mantenere ben salda la distinzione tra i fini e gli strumenti di cui ci avvaliamo per raggiungerli.
Ma se il fine ci richiede di ampliare il numero delle persone che si dedicano (in una delle tante forme possibili) al volontariato, di dare spazio alle nuove generazioni perché siano vere protagoniste anche nelle associazioni tradizionali, di favorire informazione e formazione, di praticare autentiche e consapevoli forme di partecipazione nella governance, di favorire contatti e collaborazioni tra organizzazioni diverse (anche per territorio di appartenenza)… se è vero tutto questo, il digitale si presenta come una grande occasione.