Il mese di giugno, quello che va a chiudere la terza edizione di “Ci Si Vede in Rete”, sarà dedicato alla Relazione.
Relazione come Relazionésimo, movimento che afferma l’importanza delle relazioni e dell’amore nella vita, come modello ispiratore ed educativo sulla conoscenza del “vivere felici”.
Relazione come vicinanza, come Welfare di prossimità e generativo.
Lo apriamo mercoledì 7 giugno, in diretta sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del CSV di Vicenza con un focus sul Relazionésimo, temine coniato da Ombretta Zulian e Ketty Panni – due visionarie imprenditrici italiane, fondatrici nel 2020 di Beate Vivo Farm* – e indicante un agire sociale, culturale ed economico che esalta le relazioni come motore di sviluppo trasversale a tutte le sfere dell’attività umana.
*Beate Vivo Farm Srl è un’azienda che ha lo scopo di rendere tangibile il valore del capitale relazionale, partendo dalla centralità dell’essere umano e delle sue relazioni con imprese, istituzioni e territorio.
KETTY PANNI
Presidente di Beate Vivo Farm Srl, grazie alle competenze e alla formazione manageriale ha svolto ruoli apicali in Oleodinamica Panni fino a diventarne CEO, e ricoperto cariche elettive all’interno di amministrazioni locali. Ha assunto ruoli di rilievo a livello associativo imprenditoriale, partecipando a iniziative di sviluppo sociale in ambito internazionale rivolte, in particolare, all’assistenza e alla cura dell’infanzia. Promotrice di diverse iniziative culturali sociali, è da sempre partecipe della sua comunità.
Vorrei giocare con lei alle Sliding Doors. Cosa sarebbe successo se…
Cosa sarebbe successo se avesse rifiutato di fare il salto “nelle relazioni” e fosse rimasta nella sua azienda?
Cosa è successo effettivamente? Come è cambiata la sua vita da quando è in Beate Vivo?
Più che una rottura, vedo continuità nella mia esperienza. Proprio l’esperienza da manager in una grande azienda mi ha fatto comprendere, nel confronto quotidiano con persone, situazioni e cose, il valore delle relazioni e la necessità che siano messe al centro di tutte le nostre preoccupazioni. Un’azienda vive delle sue relazioni, per le sue relazioni e con le sue relazioni: a partire da quelle che si creano nella comunità di lavoro, fino a quelle col territorio e con le generazioni future. BeateVivo è un’evoluzione di questo percorso e, al tempo stesso, rappresenta la volontà di mettere in condivisione strumenti, conoscenze, competenze per raggiungere un obiettivo comune: riportare l’essere umano al centro.
Un capitolo che avete curato del libro Daniele Marini “MutaMenti 2022. Friuli-Venezia Giulia e Veneto: la sindrome del piano inclinato” recita, come titolo, “Relazionésimo. Dall’economia del prodotto all’economia delle relazioni per la sostenibilità dell’essere umano”. Che messaggio fate emergere?
L’economia della felicità ci ha insegnato che quando aumenta il reddito e, di conseguenza il benessere unicamente economico, la felicità aumenta fino a un certo punto, poi inizia a decrescere. Questa parabola è nota tra gli economisti come “paradosso di Easterlin” e ha ricadute pratiche evidenti sulla vita della società, delle persone e delle imprese. Uscire da questo paradosso è vitale. Pensiamo alle nostre aziende: non solo alla fatica che fanno nel trovare dipendenti, ma anche alla difficoltà che molte hanno nel trattenerli. I recenti dati dell’Istat sull’abbandono dei posti di lavoro sono un sintomo di questa crisi. Accade perché non abbiamo ancora chiuso il cerchio: non siamo passati dalla diagnosi alla cura.
L’economia delle relazioni – di cui abbiamo parlato nel libro curato dal professor Marini – è un’evoluzione del nostro sistema in direzione di un’economia che indaga, stimola, studia, comprende e di conseguenza agisce sulle determinanti del benessere integrale delle persone. Dentro e fuori l’azienda. La chiusura del cerchio e, di conseguenza, il passaggio dalla diagnosi alla terapia è rappresentato da ciò che chiamiamo Relazionésimo. Relazionésimo, in sintesi, è un sistema, un insieme di percorsi che hanno come obiettivo valorizzare la relazione tra persone, imprese, istituzioni e territorio: per questo parliamo di economia delle relazioni. L’economia delle relazioni è il cuore stesso del fare impresa in un mondo interconnesso. L’economia delle relazioni ha a che fare con i beni intangibili e i valori che possiamo sintetizzare in due parole: fiducia e cura. L’economia delle relazioni è un’economia di fiducia verso l’uomo e di cura per le sue relazioni con l’altro e con il pianeta. In questo senso l’economia delle relazioni chiude il cerchio sul prodotto rendendo tangibili – e, quindi, incrementando il valore del prodotto stesso – i valori e le relazioni di fiducia e reciproca cura tra persone che a quel prodotto hanno lavorato in una comunità che chiamiamo impresa.
OMBRETTA ZULIAN
Socia e cofondatrice di Beate Vivo Farm e di {Relazionésimo}* di cui è Amministratore Delegato.
Pioniera del lavoro in network, la “rete” è la filosofia che caratterizza da sempre le sua attività.
Imprenditrice, ha fondato, negli anni novanta, Clips Srl, di cui è anche CEO, azienda che cura la progettazione, l’interior design e l’architettura di spazi espositivi, show room, negozi, ed eventi, in Italia e all’estero.
Tutti i suoi progetti imprenditoriali sono connotati dalla volontà di creare connessioni virtuose tra le imprese per renderle partecipi di una crescita virtuosa ponendo al centro le persone, l’armonia e la bellezza dell’operare umano in tutte le sue declinazioni.
Ha ricoperto e ricopre tuttora incarichi istituzionali in diverse Associazioni di settore, ottenendo riconoscimenti per il suo impegno e contributo, in particolare nel campo dalle pari opportunità.
Perché avete fondato Beate Vivo? Quale lettura del mondo vi ha portato a prendere questa decisione?
La nostra visione è semplice: vogliamo cambiare il mondo. Per usare un’immagine, potremmo dire che, oggi, di un’impresa il sistema economico “contabilizza” solo l’ultimo centimetro di un metro. Ma sono i restanti novantanove – fatti di tutto ciò che definiamo “intangibile” – a determinare il reale valore di quell’ultimo centimetro. Il nostro obiettivo è rendere tangibile il valore dei novantanove centimetri del metro, mostrando come l’intangibile sia determinante per un cambiamento che abbia a cuore il benessere di tutti. Abbiamo fondato BeateVivo Farm proprio per questo: per innescare il cambiamento.
Essendo imprenditrici, la nostra prima attenzione è andata all’economia. Ci siamo chieste come attivarci per riportare l’impresa alla sua vocazione primaria, che è intraprendere e fare per generare benessere condiviso. Per questa ragione BeateVivo Farm ha la forma di impresa S.r.l.: siamo convinte che se le imprese cominceranno – e stanno iniziando a farlo – a cogliere il valore del capitale relazionale e dei beni relazionali l’intero sistema economico cambierà. In meglio.
C’è ancora lavoro da fare per ribaltare i concetti di Felicità e Relazione? In che direzione?
Più che ribaltare i confetti di “felicità” e “relazione”, crediamo sia necessario metterli in… relazione tra loro. Per farlo è fondamentale cambiare la nostra visione dell’uomo, ricollocandolo concretamente – nelle sue dimensioni di mente, corpo e spirito – al centro della scena e dei processi educativi, economici, imprenditoriali che, oggi, lo coinvolgono solo come spettatore passivo o disinteressato. Questo è il segnale di un rapporto incrinato tra felicità e relazione: la felicità viene declinata come fatto privato, oppure come una sorta di ginnastica spirituale da affidare a trainer e coach. Al contrario, la felicità ha una dimensione eminentemente pubblica: una persona felice è anche un cittadino attivo, capace, che gode di diritti e compartecipa alla costruzione del bene comune. Oggi esistono innumerevoli tentativi di misurare la felicità, ma la felicità è una qualità, non una quantità. Precisamente, la felicità è determinata dalla qualità delle nostre relazioni, non dalla loro somma. La felicità è una relazione – buona e felice, come dice Martha Nussbaum – con il mondo e noi siamo le nostre relazioni.