L’abilità di un computer di svolgere funzioni e ragionamenti tipici della mente umana in modo del tutto autonomo: questo è, in un’estrema sintesi, l’Intelligenza Artificiale.
Nel quarto appuntamento della rassegna ‘CiSiVede in Rete’, CSV Vicenza, in diretta, mercoledì 20 marzo, con inizio alle 18.30, ha voluto dedicare un approfondimento alla tecnologia che sta rivoluzionando il mondo.
Quando si parla di Intelligenza Artificiale, si pensa subito a tecnologie futuristiche, a robot in grado di comprendere e decidere le azioni da compiere, in realtà, l’Intelligenza Artificiale e il suo utilizzo sono molto più reali di quanto si possa immaginare e vengono da tempo utilizzati in diversi settori della nostra vita quotidiana: dalla medicina, ai mercati finanziari, dal settore automobilistico alla programmazione di giochi. I vari strumenti di riconoscimento vocale che vengono regolarmente utilizzati, dagli smartphone ai sistemi di sicurezza, si basano su algoritmi tipici dell’Intelligenza Artificiale.
Sistemi che avranno un grande impatto negli ambiti del Terzo Settore: salute, sanità, cura, accoglienza.
Si tratta quindi di una rivoluzione che va compresa e, in qualche modo ‘governata’, tema che pone in evidenza due aspetti: nuove competenze e rischi.
Ne parleremo insieme a due esperti del settore, il prof. Marco Dotti, docente Università di Pavia e Direttore editoriale di Relazionesimo e Carloalberto Sartor, esperto e consulente informatico.
Marco Dotti
Direttore editoriale di Beate Vivo Farm/Relazionesimo, giornalista professionista, insegna Professioni dell’editoria all’Università di Pavia. Il suo ultimo lavoro è la traduzione del libro di Simone Weil, Attenzione e preghiera (Meltemi, Milano 2024)
Si discute molto dell’impatto che l’IA sta avendo e avrà anche sul mondo del lavoro, in termini di profili professionali. Il timore è che la ‘macchina’ sostituisca in toto la persona. Quanto è reale questa ipotesi?
“Da alcuni anni si discute se l’IA sostituirà certi lavori – per lo più intellettuali. Gli scenari sul futuro del lavoro e le questioni che ne derivano (l’IA creerà o distruggerà soltanto posti di lavoro? L’IA creerà tanti posti di lavoro quanti ne distruggerà? E così via) si intrecciano con altri scenari, che vanno dai cambiamenti demografici a quelli dello spostamento degli assi geopolitici in una sorta di macroscenario di grande complessità. Personalmente credo che a una preoccupazione di ordine etico e filosofico, spesso non corrisponda una reale percezione della realtà. Mi spiego; mentre ci interroghiamo sui possibili impatti etici dell’IA sul mondo del lavoro e delle professioni, questo impatto c’è già stato. Quando il mercato riterrà che è più conveniente sostituire un professionista con una “macchina”, lo farà. Per ora siamo solo alla fase preliminare. Ma presto o tardi accadrà. Quando non è dato saperlo. Ricordo un vecchio, importante articolo di Pino Ferraris, raro intellettuale che sapeva leggere in anticipo e con realismo mai cinico le tendenze del nostro tempo. Ferraris -erano gli anni Novanta – si chiedeva come mai l’automazione, su cui tanto si era scritto nei decenni precedenti, con toni e allarmi che ricordano quelli di oggi (“l’automazione sostituirà il lavoro”, operaio in quel caso) non aveva mai davvero realizzato la sua distopia: sostituire l’uomo con la macchina. La risposta era: perché l’uomo costa meno di una macchina. Brutale, forse, ma realistico. Ora, questo è il nodo che stiamo affrontando già ora – molti lavoro stanno già sparendo – e che preferiamo non vedere: quando avverrà questo switch, quando le “macchine pensanti” costeranno meno dell’uomo, essendo appurato che sono già più veloci e in molti casi più efficienti?”.
Una discussione molto incentrata, quindi, sulle professioni che l’IA può sostituire, meno dei nuovi profili che saranno necessari. Qualche esempio?
“Pensiamo a tutte le produzioni della prima e della seconda fase del web. Se i vecchi “webmaster” sono stati sostituiti da digital content manager, ora tocca a loro. Per il momento pensano di dominare la macchina facendo o seguendo corsi sui “prompt”, i cosiddetti comandi da dare per ottenere dei risultati. Ma nessuno riesce, come dicevano i vecchi indiani, a cavalcare la tigre. Tra le altre professioni: grafici e creativi del web, copywriter, digital content manager e via discorrendo. La digital economy, l’internet economy, il terziario avanzato, la classe creativa… Forse l’IA rivelerà che si è trattato di una bolla, probabilmente più grande di quella delle DotCom del primo web.
Beninteso, io credo che queste figure avranno un ruolo ancora più centrale domani. A patto che sappiano creare già ora i presupposti di studio e competenza propri di ogni vero lavoro “artigiano”, fondandosi su ciò che le macchine non hanno: la forza della relazione. Ma per non assecondare quanto sta accadendo occorre fermarci e riflettere. Guardando con chiarezza ciò che ci sta capitando”.
Carloalberto Sartor
Tecnico informatico con importanti esperienze nell’elettronica e nelle radiotrasmissioni. Ha sviluppato hardware e software in ambiti quali controllo strumentazioni, musica, trasmissioni, grafica, medicina, ambiti legali, sicurezza. Ha lavorato per una multinazionale dell’informatica, cimentandosi con reti di grandi dimensioni e applicazioni di controllo nel settore bancario e industriale. Attualmente opera soprattutto come consulente per varie aziende nell’ambito della cybersecurity, oltre che per le diagnosi generali dei sistemi. Ha sviluppato uno strumento di sicurezza molto particolare e complesso che permette anche di identificare la presenza di hacker all’interno dei computer, dei sistemi informatici, delle reti private e pubbliche.
Quando si parla di IA, l’impressione è di trovarsi davanti, più che ad un bivio, ad un labirinto. Come si può aiutare il ‘cittadino comune’ ad orientarsi, soprattutto a non farsi travolgere?
“Ormai il cittadino comune deve sempre più essere formato ed informato sulle opportunità offerte dalle tecnologie. Deve anche essere informato, però, dei rischi, delle controindicazioni.
L’utilizzo dell’IA deve essere adeguatamente spiegato anche nei suoi lati più occulti, in modo che il cittadino possa, se possibile, decidere se farne uso, sapere come difendersi dagli effetti collaterali. La società deve mettere a disposizione dei cittadini apposite strutture di controllo indipendenti da fornitori e produttori, a cui rivolgersi. Queste strutture devono anche fornire indicazioni ed avvertimenti su quelle componenti di mercato che si rivelino rischiose per la collettività.
Le possibilità offerte dall’IA, in tutti i campi, aprono scenari incredibili. Solo luci o anche ombre?
“Come ogni strumento informatico, alle indubbie opportunità si aggiungono spesso “ombre” di varia natura.
Dagli utilizzi “distorti” di piccolo cabotaggio (l’utilizzo per piccole truffe, furti d’identità, filmati truccati) alle operazioni criminali in grande stile (fake news per turbare propagande elettorali, scenari geopolitici, mercati finanziari, settori merceologici, creare attacchi informatici generalizzati, controllare le masse in vario modo)”.