2023 Eventi

Settimo incontro – Mercoledì 3 maggio – Rigenerazione urbana

Siamo a un Ci Si Vede in Rete inoltrato. Nei precedenti appuntamenti abbiamo compreso, attraverso le voci dei nostri protagonisti, quanto possa fare la musica, quanto possa fare l’innovazione in termini di inclusione, abbiamo identificato le necessità espresse dai nuovi vulnerabili, abbiamo toccato con mano l’urgenza di un “duro lavoro” da fare per raggiungere parità e pari opportunità in ambito lavorativo e familiare. Ci siamo concentrati, in aprile, su un mese “green”, parlando di economia circolare e sostenibilità. Nell’incontro online di mercoledì 3 maggio rimaniamo su questa direzione per parlare di rigenerazione urbana, intesa come un insieme di azioni volte al recupero e alla riqualificazione di uno spazio urbano.

E lo facciamo con Marco Boaria, Direttore e Responsabile del Dipartimento Programmi e Sviluppo di ALDA e CEO di ALDA+, e con Alessandra Lanaro, Architetto, docente di arte e curatrice della rassegna sulla rigenerazione urbana “Abitare la città” organizzata a Porto Burci nel 2022.


MARCO BOARIAMARCO BOARIA

Con un’esperienza di oltre 20 anni di lavoro in campo internazionale, oggi Marco Boaria è Direttore e Responsabile del Dipartimento Programmi e Sviluppo di ALDA, specializzato nella ricerca di bandi e fondi europei (e non solo) e nella stesura di proposte progettuali. Ha lavorato come coordinatore di progetti, con particolare attenzione ai temi della democrazia, partecipazione, gioventù e come supervisore esterno di progetti europei sviluppati da enti pubblici e privati.

Svolge regolarmente attività di formazione, direttamente promossa da ALDA e collaborando con diverse agenzie di formazione europee, così come con altri clienti pubblici e privati.

Dal 2015 al 2022 è stato amministratore delegato di “GEIE Europa”, un gruppo europeo di interesse economico partecipato da ALDA e dal Comune di Monfalcone (Italia), attivo nel quadro della cooperazione territoriale europea.
Ha contribuito alla creazione ed è il CEO di ALDA+, società benefit corporation di proprietà di ALDA che promuove la formazione e l’assistenza tecnica a diversi stakeholder in tutto il mondo (autorità locali, società civile, imprese, ecc.)

Nei molteplici interessi di Alda, oggi ci concentriamo sulla rigenerazione urbana. Quali progetti avete messo in atto / a quali avete partecipato su questo fronte?

I progetti sono diversi, ma mi soffermerei su due in particolare, poiché rispecchiano sia un livello internazionale, sia nazionale dell’azione in ambito di rigenerazione urbana: STAR – SCINTILLA.

“STAR” è un progetto internazionale che mira a promuovere l’inclusione sociale, e conseguentemente diminuire fattori di marginalizzazione attraverso la riqualifica di aree depresse e abbandonate delle città, attraverso la “street art”, nello specifico l’utilizzo di murales. Questi ultimi diventano quindi espressione dell’identità locale, coinvolgendo la comunità e dando una nuova via all’area stessa.

Sposandosi più a livello nazionale, il progetto “SCINTILLA” è una chiara espressione di un processo partecipativo che coinvolge gli abitanti di un quartiere di Vicenza (IT). Composto principalmente da associazioni locali e abitanti, il progetto mira a riqualificare un quartiere poco servito e vulnerabile. Attività in strada, coinvolgendo commercianti della zona, organizzazioni della società civile e cittadini sono stati invitati a partecipare per vivere il quartiere da un’altra prospettiva, valorizzandone le potenzialità.

Ri-generazione urbana, ovvero partire da quello che c’è per scoprire quello che manca. A partire dai vostri progetti, cosa notate essere presente e cosa notate essere mancante?

Oltre ai due progetti sopra citati, ALDA ha partecipato alla formazione intitolata “50% Giovani Leader Contributivi”. L’idea dietro questo training mirato è proprio quella di ripensare lo sviluppo di un territorio e della sua comunità attraverso la generatività sociale. Con quest’ultima si intende un’azione socialmente orientata che – attraverso la creatività, la produttività e la responsabilità – genera un impatto positivo nella vita comunitaria.
Progetti come questo, per tornare alla domanda, evidenziano una forte presenza di terreno fertile tra le persone per attuare un cambiamento urbano. Quello che forse manca è da un lato la creazione di momenti di formazione, e dall’altro la creazione di una rete locale. Tramite ALDA cerchiamo proprio di rispondere a queste mancanze.


ALESSANDRA LANARO

ALESSANDRA LANARO

Architetto e docente di arte, con pluriennale esperienza nell’ambito della progettazione con particolare focus sul benessere generato dagli spazi architettonici, Alessandra Lanaro, si interessa da sempre di temi che si intrecciano a tematiche sociali e urbanistiche. Per questo, con un gruppo di architetti e sociologi, nel ciclo di incontri “Abitare la città” stanno cercando di portare i temi della trasformazione della città con uno sguardo bottom-up («dal basso verso l’alto»: un processo di sintesi, da elementi base fino a un sistema complesso, ndr).

Parallelamente alla sua professione di insegnante si occupa da anni di progettazione di interni, consulenza per ambienti di apprendimento e architetture scolastiche, processi partecipativi nella pianificazione dello spazio pubblico.

Di recente ha vissuto a Torino dove si è occupata anche della progettazione di piazze scolastiche all’interno di un percorso partecipato tra Amministrazione, Scuola e Cittadinanza, nella cornice dei Patti Educativi di Comunità.

La rigenerazione urbana è un approccio globale che fonde visione e azione, volto a risolvere i problemi sfaccettati delle aree urbane degradate per migliorarne la qualità della vita. Lei, in quanto architetta, ha seguito progetti di rigenerazione urbana? Se sì, ha due esempi virtuosi da raccontarci?

Mi sono sempre interessata alla progettazione urbana e architettonica volta a migliorare la vita delle persone, recuperando quell’approccio di architettura sociale che ha preso forma all’inizio del ‘900 a partire dalle esperienze estremamente generative e rivoluzionarie del Bauhaus e del CIAM (i Congressi Internazionali di Architettura Moderna). La mia tesi di laurea si intitolava infatti “Reconstructing Vicenza” – e parliamo del lontano 2002 -. Prevedevo la riconversione degli spazi della città attraverso la connessione di tutte le aree verdi di risulta -e non- sfruttando il percorso tracciato dalle mura storiche e dagli argini dei fiumi.
Negli ultimi anni ho vissuto a Torino e ho avuto la grandissima opportunità di occuparmi della rigenerazione di un’area che era transito e allo stesso tempo parcheggio selvaggio tra una scuola elementare, il Tommaseo e i Giardini Cavour, in pieno centro città. Attraverso un processo partecipato ho lavorato con la Dirigenza della scuola che ha promosso il progetto e i vari stakeholders coinvolti: docenti e genitori in primis, Amministrazione, Circoscrizione e Sovrintendenza, poiché quella è un’area dall’altissimo valore storico e culturale. Il progetto è stato intitolato “La piazza dei bambini” proprio perché è stato pensato per loro dal momento che la scuola ottocentesca non ha un giardino. Il recupero di questo non-luogo ha permesso un collegamento diretto coi Giardini e ha creato una piazza dove, quando escono, loro sono al sicuro, in libertà e pronti per giocare e correre senza freni. I luoghi davanti alle scuole hanno un grandissimo valore sociale che non sempre le amministrazioni colgono, è un punto di contatto tra scuola e città dove transita obbligatoriamente tutta la cittadinanza, creare dei luoghi di sosta vuol dire dare l’opportunità di costruire relazioni e quindi Comunità.
Da qui ho lavorato anche a una strada scolare, in Via Verdi non lontano dalla Mole, in un’altra zona della Città, sempre in sinergia con la scuola, condividendo l’idea di pedonalizzare la strada e integrarla al cortile interno della scuola attraverso dei progetti didattici strutturati con la scuola stessa: un porticato trasformato da un laboratorio di murales guidato attraverso un laboratorio da un’illustratrice, Alice Lotti, e la costruzione di una Biblioteca scolastica pensata come un Civic Center che fosse aperta anche in orari extra scolastici.
Rientrata a Vicenza ho trovato subito molto interesse rispetto a questi temi da parte di Porto Burci e la grande Comunità che ci gravita attorno. Abbiamo pronto un progetto per la riqualificazione degli spazi esterni allo stabile e il sogno con Legambiente di alleggerire l’area da una congestione di auto nei momenti più critici sia per una questione di utilizzo degli spazi da parte dei bambini e dei ragazzi e di qualità dell’aria, dando corpo alla vocazione di quell’area che è un naturale Polo Giovani, dove convergono Scuole, Associazioni sportive e realtà culturali importantissime.
A Vicenza e in Italia quando mi sono laureata i tempi non erano ancora maturi. Essendo metà tedesca e avendo trascorso lunghi periodi in Germania, al confine con l’Olanda, guardo da sempre con interesse alle città nordiche e al loro sistema di gestione urbanistica e della viabilità.

“Abitare la Città” – Riflessioni e prospettive sulla rigenerazione urbana, una rassegna organizzata a Porto Burci nel 2022. Con quali domande vi siete approcciati ad essa e con quali domande siete “usciti” da essa?

Il percorso di “Abitare la città” nasce da un viaggio tra Vicenza e Torino fatto insieme alla sociologa Giulia Storato che si occupa di questi temi ma con un punto di vista diverso rispetto a un architetto, più attento alle persone e alle dinamiche sociali e relazionali. Ci è sembrato subito importante riportare i cittadini a “guardare” la propria città con occhi diversi, più attenti e scrupolosi. Sappiamo tutti che Vicenza si è fermata nel suo percorso di trasformazione, lo percepiamo perché non troviamo più quel benessere che cerchiamo negli spazi che ci sono noti. È diventata una città faticosa e anche pericolosa per chi la vive tutti i giorni, per le famiglie e i loro figli. A Torino uscivo con serenità da sola nelle aree centrali, a Vicenza no. Dobbiamo porci delle domande, se vogliamo cambiare qualcosa. L’importante però è porsi le domande giuste, approfondite, aderenti alla realtà. La “landwalk” è una metodologia utilizzata proprio per coinvolgere la cittadinanza nel processo di ripensamento della città. Le passeggiate guidate ci permettono di cogliere i dettagli di ciò che ci sta attorno attraverso i sensi e sentire le sensazioni di agio/disagio che ci procurano, il tutto attraverso l’occhio ad altezza essere umano, è una prospettiva molto diversa rispetto all’attraversamento della città in auto.
Ritengo però che sia sempre importante la guida di professionisti ed è proprio con questo intento che abbiamo strutturato questo ciclo di incontri. Abbiamo cercato di capire come si muovono le altre città e quali expertises coinvolgere. L’idea è quella proprio di creare un laboratorio urbano che sia in grado di dare gambe forti e sicure ai progetti che nasceranno. Importante ora è riuscire a creare una vera sinergia con l’Amministrazione futura, i processi partecipativi sono faticosi, ma necessari soprattutto in questa fase dove ci viene chiesto un cambiamento bottom up. Riusciremo a farlo? Questa è la domanda che mi pongo ora. Nell’ultimo incontro con Elena Ostanel, esperta di politiche di pianificazione territoriale, abbiamo capito che va creata una stretta e profonda collaborazione con l’Amministrazione per calare le idee in tempi rapidi. Sappiamo qual è la strada ma sapremo percorrerla coinvolgendo il maggior numero di persone possibili? Questo è il tema per me più spinoso: come portare una cultura della partecipazione nei progetti mantenendo un profilo alto?

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