2022 Eventi

2022 – Quinto incontro – Venerdì 1 aprile – Community design: per progettare comunità

Abbiamo chiuso il mese di marzo dedicato alla candidatura di Vicenza Capitale Italiana della cultura 2024 con due incontri arricchenti sulla Comunità all’opera e su Inventa prospettive che ci hanno stimolato e fatto comprendere che il cammino intrapreso dalla città palladiana è fecondo.

Non ci distanziamo molto, comunque, dalla “comunità” in questo mese di aprile, all’interno della nostra rubrica Ci Si Vede in Rete.

Venerdì 1 aprile, infatti, dalle 18.30 alle 19.10, sui social del CSV di Vicenza (pagina Facebook e canale YouTube) ospiteremo Marta Mainieri e Saverio Cuoghi per parlare di Community design: per progettare comunità.

Marta Mainieri è consulente, formatrice, speaker in numerosi eventi, esperta di  progettazione e gestione di community (community design), innovazione nei modelli di business a piattaforma (platform design), sharing economy. Ha fondato Collaboriamo, organizzazione che offre ricerca, consulenza e accompagnamento sul design di servizi collaborativi, ha curato e organizzato Sharitaly (il primo evento sulla sharing economy in Italia) e creato Community Toolkit, un metodo e un set di strumenti per le organizzazioni che vogliono sviluppare e far crescere comunità. Ha maturato un’esperienza professionale come digital media strategist in diverse agenzie, è giornalista freelance, è autrice di Collaboriamo (Hoepli, 2013), il primo libro pubblicato in Italia sulla sharing economy e di Community Economy, persone che creano mercati e organizzazioni (Egea, 2020).

A dialogare accanto a lei Saverio Cuoghi che fa, promuove e racconta innovazione. Studi economici alle spalle, dopo un’esperienza come responsabile dell’Innovazione in azienda decide, nel 1998, di “mettersi in proprio”. Nel 1999 frequenta il Master MBA di Profingest BBS Bologna.
Da allora collabora con molte realtà aziendali e formative utilizzando la formazione, il coaching, la consulenza, la sperimentazione, la progettazione collaborativa.
Dal 2015 crea e conduce per la Regione Emilia-Romagna e Lepida spa il format WEB&TV Icuber, Innovativi per tradizione, che racconta l’innovazione nei territori.
Nel 2019 lancia il Podcast Innovazione 2020, Conversazioni con i protagonisti dell’Innovazione italiana”, con oltre 100 episodi. Tra questi, la Serie Speciale “Giornate di Bertinoro” e Ask the Prof, in collaborazione con il Prof. Luciano Floridi.
Attualmente conduce il format in Podcast La Versione di Cuoghi per Franco Angeli Editore, dove conversa con i più accreditati autori di libri a tema Innovazione & Management.

 


MARTA MAINIERIMARTA MAINIERI

Community design. Letteralmente “progettazione di comunità”. Marta, cosa è in concreto?

Per essere precisi il community design non progetta comunità, ma disegna il contesto entro il quale le persone si muovono, si relazionano, si informano e così via. In pratica si occupa di progettare l’ambiente (fisico o virtuale) e le infrastrutture (gli strumenti) che servono a facilitare lo sviluppo di relazioni. Per essere pratica, il community design non può progettare relazioni, ma può progettare l’ambiente (un luogo, una piattaforma digitale) e le infrastrutture (es. i canali di contatti, i rituali, i format) affinché le persone si sentano sicure a confrontarsi, stare insieme, aiutarsi e così via.
A differenza dello user-centered design, il community design mette al centro della progettazione le esigenze delle persone non più come singoli individui, ma come membri di un gruppo (community) che si riconosce intorno a una proposta di valore.

Dove e quando si applica il Community design?
Il community design si rivolge a tutti coloro che vogliono far crescere o modificare le relazioni con i propri stakeholder, siano essi dipendenti, cittadini, clienti, fornitori, territori. Alcuni dei nostri clienti, per esempio, hanno usato il community design per:

– fare knowledge sharing e rompere i silos aziendali (le organizzazioni)
– creare network b2b fra soci, fornitori, imprenditori
– costruire comunità intorno ai negozi e al territorio in cui si opera
– aumentare il coinvolgimento dei propri clienti
– favorire la formazione fra pari e la condivisione di conoscenze all’interno di una piattaforma digitale
– lanciare un nuovo modello di business basato sull’abitare collaborativo.

Ma le opportunità possono essere molte di più, e agiscono proprio laddove si vuole creare una relazione più forte fra stakeholder che si aggregano intorno a uno scopo, un progetto, un’idea, una condizione comune.

 


SAVERIO CUOGHI

SAVERIO CUOGHI

Saverio, due temi a lei cari sono innovazione e Community. Tra essi c’è una relazione?

La parola innovazione porta con sé molteplici significati e, a volte, concetti anche molto diversi tra loro. Probabilmente questo è intrinseco al concetto stesso. Non si può definire a priori cosa sarà innovazione, in cosa si concretizzerà.
E, allo stesso modo, le vie per innescare l’innovazione sono infinite. In comune a tutte le vie percorribili c’è sicuramente l’atteggiamento, la propensione, il proposito verso il cambiamento.
E in questa molteplicità di strade percorribili le Comunità possono giocare un ruolo molto, molto importante.
Perché il punto di vista differente e variegato, la pluralità di istanze e bisogni, la ricchezza di unicità e di infinite vie di composizione-ricomposizione che scaturiscono dalle persone che compongono una Comunità costituiscono un terreno fertile per innovare.
Quindi il design dei contesti e delle infrastrutture, tipiche del community design, può risultare un elemento centrale nelle strategie di innovazione delle organizzazioni. Di qualunque tipo esse siano. Formali o informali, profit e non profit, pubbliche o private.

Quali sono le sfide del Community design?

Scomporsi e ricomporsi in forme nuove e diverse, andando a risolvere nuovi e vecchi problemi, uscendo dal suo bellissimo e stimolante ambiente di riferimento e nascita.
Si è parlato tanto di Community Design dentro le Comunità (definite e nate come tali), ma quella esperienza, quell’approccio, quegli strumenti possono e debbono essere utilizzati e integrati in molti altri ambiti, a partire dall’innovazione come ricordato più sopra.
Ogni processo, ogni strategia, ogni progetto, ogni politica pubblica, ogni attività (tanto per fare un esempio, le attività di raccolta fondi) può essere migliorata e resa più efficace grazie a quella cultura. A patto di volerlo fare sul serio!

Potrebbe piacerti...