2023 Eventi

Primo incontro – mercoledì 1 febbraio – Il “potere” della musica

Passa in fretta il tempo quando si sta bene. E la rubrica CSV – Ci Si Vede in Rete ci fa stare bene, ma osiamo di più… fa stare bene: informa, diverte, racconta coinvolgendo, dal 2021, personaggi di spessore noti a livello locale e nazionale, provenienti da ambiti diversi, per parlare – in 40 minuti – di tematiche di ampio respiro, di interesse collettivo: si va dalla sostenibilità ambientale alla co-programmazione e co-progettazione con gli enti pubblici, dal cibo alla musica, dall’amministrazione condivisa alle società benefit, dal volontariato Patrimonio immateriale dell’Unesco all’istruzione.

Un breve riassunto delle edizioni precedenti (2021 e 2022) lo trovate qui.

Detto, o meglio, scritto questo… è giunto il momento di accogliervi alla terza edizione!

Riparte la rassegna online CSV – Ci Si Vede in Rete, un gioco di parole che ricorda il “trovarsi in rete”, ma anche il “fare rete”. Un progetto voluto da Maria Rita Dal Molin, Direttore del CSV di Vicenza, assieme alla giornalista Margherita Grotto, e lanciato “nella rete” a febbraio 2021.

Gli ingredienti?

40: i minuti di chiacchierata

18.30-19.10: l’orario di “ritrovo”

2: le moderatrici

2: gli ospiti

15: i giorni che intercorrono da una puntata all’altra

5: i mesi coinvolti

Eccoci, dunque, con i primi ospiti e la tematica di apertura di questa edizione che sarà in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del CSV di Vicenza mercoledì 1 febbraio, dalle 18.30 alle 19.10: Il “potere” della musica.


Luca BassaneseLUCA BASSANESE

Apriamo la prima puntata della terza edizione di CSV – Ci Si Vede in Rete con l’amico del Centro di Servizio per il Volontariato di Vicenza, Luca Bassanese.

Utilizzando gli stilemi di quello che si può definire un nuovo popolare, assieme alla sua Piccola Orchestra Luca Bassanese porta da anni sui maggiori palchi d’Europa il suo repertorio musicale originale caratterizzato da un potente suono folk. Questo è accaduto allo Sziget Festival in Ungheria, al Paléo Festival Nyon in Svizzera (concerto registrato dall’European Broadcasting Union, Unione europea di radiodiffusione), al Cabaret Sauvage di Parigi in Francia e nelle esibizioni tenutesi in Spagna, Austria, Germania e Belgio dove dal 2018 ad oggi è stato ospite presso il Dranouter Festival, Esperanzah!, Labadoux e Air Bag Festival in Bruges.

I suoi testi – accompagnati da musiche ritmante prevalentemente sud europee che uniscono le due rive adriatiche – parlano principalmente di tematiche sociali, ambientaliste e di impegno civile.

Luca, che responsabilità senti di avere come cantautore e quali responsabilità dai alla tua musica, capace di arrivare a un ampio pubblico?

Le canzoni, la musica che ci circonda, è cibo per la mente, ciò che ascoltiamo è ciò di cui ci nutriamo. Non è facile scegliere, a volte ci lasciamo trasportare dalle emozioni, altre volte dalla razionalità. Per chi crea musica è come una missione e penso che si debba avere molta responsabilità e amore verso il mondo, ad esempio non riuscirei mai a proporre cose che non amo o che riterrei superficiali alle persone.

Diverte, invita a riflettere, è un mezzo per socializzare… quale funzione attribuisci alla tua musica?

Penso sia fondamentale divertirsi per crescere, io le cose che ho imparato nella vita è perché me le hanno fatte amare, non per imposizione, ma perché sono arrivate dritte al cuore con passione ed entusiasmo, ed è quello che cerco di trasmettere. Un concerto, ad esempio, è per me qualcosa di sacro, un luogo dove tante anime si ritrovano assieme per sentirsi libere di essere.


Vivian Darlene Grillo

VIVIAN DARLENE GRILLO

Accanto al cantautore Luca Bassanese, Vivian Darlene Grillo, cantante e cantautrice di origini italo-americane. Conosciuta per X-factor Italia e tour nazionali e internazionali con cantanti del calibro di Fedez e J-Ax, oggi è attiva nel vicentino e nel trentino come musicoterapeuta volontaria, è la voce della Lydian Sound Orchestra dal 2015 e si contraddistingue per la sua capacità di raccontare temi sociali e personali da un punto di vista intimo e vulnerabile.

Che ruolo ha la musica nella tua vita, Vivian?

La musica ha ricoperto più ruoli durante la mia esistenza, sarebbe riduttivo citarne solo uno.

La musica è stata un’importante colla nella mia famiglia, perché avvicina, unisce, rafforza le relazioni tra le persone, ed è una compagna di viaggio eccezionale. Ricordo, per esempio, i lunghissimi viaggi in macchina, ogni estate, attraversando gli Stati Uniti, in cui la musica era protagonista. Insieme ai miei genitori e a mio fratello più giovane Lawrence (con cui partecipai anche ad X-Factor), per far passare delle ore divertendoci, cantavamo e facevamo cori e doppie voci. La musica è stata una mediatrice per l’interazione sociale, come alle feste di compleanno con i compagni di classe o in discoteca con gli amici nei miei anni da teenager. La musica è stata anche uno strumento per uno studio efficace alle superiori, nell’imparare materie come il latino e la biologia. Cantavo le declinazioni dei verbi per aiutarmi mnemonicamente ad interiorizzarle, e ho scritto canzoni per ricordarmi la moltitudine di parti del corpo e la tavola periodica degli elementi. La musica mi è stata amica quando morì mio nonno; mi sedevo al pianoforte per ore, per giorni, per cercare di esternare il dolore che provavo. Quelle sedute musicali finivano sempre col trasformarsi in sedute di pianto al piano, ma la musica c’era e non mi giudicava. Come la musica è stata “la mia spalla su cui piangere”, è stata anche “nemica“, una “vecchia amica che mi ha ferita”; anni prima, alle medie, un bullo portava una cassa a scuola con l’intenzione di prendermi in giro con la canzone ‘Bomba’ di King Africa perché, secondo lui, ero brutta e obesa (ironico come il testo in realtà parli della sensualità, ma nessuno lo aveva capito da bambini). Sono state esperienze come questa che mi hanno insegnato che, in base a come viene usata, la musica può fare del bene come può fare del male. Infatti, la musica è diventata la mia specialità in ambito clinico. Mi sono specializzata in musicoterapia con l’intento di aiutare le persone sfruttando proprio quelle proprietà positive e costruttive che le appartengono. Infatti, la musica ricopre anche il ruolo di intrattenitrice e di espressione creativa; come cantante-cantautrice e performer intrattengo le persone, il pubblico, dal vivo, condividendo la mia musicalità su grandi palchi, in televisione, ad eventi di beneficenza e volontariato, online. La musica è il mio lavoro e un’importante componente della mia identità. La musica è il medium con cui esprimo la mia spiritualità, è la mia preghiera. Da bambina cantavo in chiesa tutte le domeniche, da adulta prego per i miei cari, medito, mi rilasso e mantengo la mia salute mentale cantando ovunque ne abbia necessità. Infine, la musica è una costante dichiarazione d’amore alla Vita: quando creo una canzone, quando condivido una seduta di musicoterapia con un utente, quando intrattengo il pubblico, quando ballo con il mio compagno mentre prepariamo la cena in cucina, quando gioco con i miei nipotini a fare ‘una band’ con gli strumenti, quando canto ad una serata di karaoke con mia cognata… io mi sento VIVA! Per concludere, per me la musica è anche il raccoglitore di ricordi per eccellenza. Le canzoni e le musiche vissute e condivise sono come le foto in un foto-album che è la mia vita: posso tirare fuori un brano, ascoltarlo, e rivivere quelle emozioni, belle o brutte che siano, ma che portano un pezzo di me e della mia storia.

“Una musica può fare…”, cantava Max Gazzè. “Una musica cosa può fare” per te, Vivian?

“Una musica può… salvarti sull’orlo del precipizio”. La musica può darti il coraggio di vivere, continuamente, senza giudizio e senza chiedere nulla in cambio. Sin da bambina la musica – in particolare modo, il canto – è stata la mia ‘copertina di Linus’ e il mio ‘superpotere’. Quando cantavo o rappavo mi sentivo coraggiosa, potente, invincibile, amata, e mi sembrava che qualsiasi brutto o difficile momento potesse essere affrontato e superato. Quando cantavo, le persone mi sentivano, mi notavano, mi ascoltavano, mi ricordavano che forse un posticino in questo mondo c’era anche per me. Quando cantavo, anche i bulli mi rispettavano, volevano essermi amici e chiedevano il bis. Anche se solo per la durata di una canzone, la musica mi ha fornito, e tuttora fornisce, una qualità di sollievo e di rassicurazione che non ho mai trovato altrove. Una musica può fare del bene ed essere, come nel mio caso è, un ‘meccanismo di difesa’ più sano e preferibile nella gestione dello stress, dell’ansia e dell’umore in generale.

 

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